venerdì 18 dicembre 2009

Dunque, questo e' un blog dedicato soprattutto alla musica di Israele, e a quegli scampoli di pop culture che ci stanno intorno. Ho avuto per tanto tempo un blog che parlava di Israele e poi ho deciso di smettere con la politica e la storia. Perche' ho scoperto che e' perfettamente inutile, che molti lettori italiani sembrano gia' sapere tutto su Israele e si sentono obbligati a spiegarlo a me. E questi lettori sono particolarmente noiosi.
Avete capito, gente che non e' mai stata in Israele vuole spiegare il mio Paese a me. E la cosa piu' divertente e' che sono convinti di dire cose originali ed interessanti, o comunque piu' interessanti di quelle che posso pensare io. Israele e’ una specie di schermo bianco su cui la gente di sinistra proietta le proprie fantasie su come potrebbe funzionare bene il socialismo (o il pacifismo) se gli ebrei non fossero cosi’ religiosi, e la gente di destra proietta le proprie fantasie su come sono cattivi gli arabi e per fortuna che gli ebrei hanno la fede che li difende.
Ora, una cosa che capita agli israeliani e’ di cambiare idea (ma va’...), anche piu’ di una volta al giorno. Mentre il commentatore medio della bloggosfera italiana ha una straordinaria, solida, surreale coerenza. Non cambia mai idea o schieramento politico. Di solito ha aperto il blog, o piu’ spesso va nei blog altrui, per raccontare che lui ha ragione. A me invece, come a decine di miei connazionali, capita di cambiare idea (si’, ho gia’ votato, una volta. No, non vi dico cosa. Si’, probabilmente la prossima volta voto un altro partito. Cazzi miei il perche’. No, non mi sono pentito. Ho detto che il perche’ sono cazzi miei).
A me scoccia non poco essere lo schermo delle fantasie altrui e la cosa piu’ imbarazzante e’ che tutte queste fantasie vengono da gente molto, molto ben intenzionata – ci sono in giro un sacco di italiani non ebrei che a quanto pare non hanno di meglio da sognare che diventare amici di qualche ebreo. O che conoscono la ricetta per portare la pace in Medio Oriente e di conseguenza (per qualche strana proprieta’ transitiva) in tutto il resto del mondo. Che poi se provi a dire che queste ricette stanno piu’ nel libro dei sogni che nella realta’, loro poverini ci rimangono male. E tu -cioe’ io- anche peggio.
Quindi, per farla breve, ho deciso di parlare di musica. Sai mai che qualcuno la’ fuori si convinca che anche gli israeliani vanno ai concerti, scaricano musica, mettono lo stereo a palla quando si fermano al semaforo e guardano la TV. A volte ho l’impressione che in pochi italiani si rendano conto di quanto Israele sia un Paese mediterraneo, eppure basterebbe guardare la carta geografica - ma la carta geografica la guardano in pochi, come e’ evidente dal continuo blaterare di terra continuamente rubata ai palestinesi, che se fosse vero Israele avrebbe gia’ raggiunto le dimensioni del Brasile.
E poi, che vi devo dire, a me la musica di Israele piace. Piu’ e’ tamarra, sfacciata, piu’ mi piace. Mi piace cantare canzonette nella lingua della Bibbia, mi piaccono i brani rap con citazioni dei Salmi, mi piace la world music fatta (letteralmente) in casa, mi piacciono persino le vecchie canzoncine ingenue ed intense che si usano per insegnare l’ebraico ai nuovi immigrati. Che poi, sempre questa dannata geografia, musica prodotta in Israele va a finire che ti capita di vedere un videoclip in Grecia, o sentirla alla radio in Egitto o persino in Libano. CD si trovano addirittura in Iran. Se vi piace, prendetelo come un indicatore di pace e dialogo. Dopotutto e’ sempre meglio ballare che fare la guerra.